









Atmosfere solenni e tenebrose, maschere antropomorfe terrificanti, rappresentazioni che coinvolgono intere comunità per richiamare antichissimi e misteriosi riti pagani, inscenati a fini propiziatori. Il Carnevale tradizionale dei centri della Barbagia, nella Sardegna centrale, assume significati ancestrali legati al raccolto e all’aggiogamento del bestiame. Siamo quindi molto lontani dagli spensierati festeggiamenti moderni dove regnano la goliardìa, le stelle filanti, i coriandoli e i carri allegorici. A Mamoiada, Ottana, Orotelli, Gavoi, Lula, Orani, Fonni, Ovodda, Lodine, Austis le maschere tradizionali indossate dagli abitanti prendono vita durante i festeggiamenti: abbigliati con pelli di pecora, campanacci e maschere lignee raffiguranti visi deformi o animaleschi, danno forma a suggestive e inaspettate rappresentazioni della lotta fra il bene e il male. Assistere ai cortei dal passo cadenzato che si snodano nelle viuzze dei villaggi è coinvolgente e da batticuore. Ogni paese barbaricino,inrealtà,conservapeculiaritàproprie che rendono perciò ogni Carnervale differente da un centro all’altro di questa regione. Tra le tante maschere sarde la più conosciuta è quella dei Mamuthones, inquietante e misteriosa, immagine del Carnevale di Mamoiada.
A simboleggiare la lotta tra l’istinto animalesco e la ragione umana ci sono i Boes e i Merdules di Ottana, le cui maschere dall’espressione impassibile vengono intagliate dal legno del pero selvatico.
Altro personaggio del Carnevale della Barbagia che sarebbe meglio non incontrare a notte fonda, magari da soli, è quella dei Colonganos di Austis: pelli di martora o di volpe coprono il capo e il viso è coperto da una maschera nera di sughero nascosta da rami di corbezzolo.