
Tra i vitigni più coltivati vi sono il Cannonau, il più diffuso e famoso a bacca nera dell’isola, il Vermentino di Gallura (unico in Sardegna ad avere ricevuto la denominazione di origine controllata e garantita), il profumatissimo rubino Carignano del Sulcis, la Vernaccia – coltivata nell’Oristanese già in epoca fenicia – e i vini più dolci come il Moscato, tipico del Campidano, e la Malvasia, prodotta prevalentemente a Bosa.

La birra non è da meno per la storia che attesta la sua produzione in Sardegna fin dal Neolitico. La più famosa oltre i confini isolani è l’Ichnusa, prodotta a qualche chilometro da Cagliari dal 1912, ma numerosi sono anche i birrifici artigianali locali: la maggior parte di questi propone stili belgi, inglesi e americani, ma c’è chi ha osato di più come il Birrificio Barley che ha dato vita al nuovissimo stile IGA, Italian Grape Ale, in cui birra e vino convivono in un connubio perfetto.

E l’amaro dopo il caffè? In Sardegna porta almeno due nomi. Il primo è il mirto, tanto diffuso e peculiare da avere ottenuto, nel ’98, la denominazione ufficiale di Mirto di Sardegna. Il secondo è il fil’e ferru, il più noto dei distillati sardi, trasparente e brillante, ottenuto da vinacce selezionate.