Mani che intrecciano, che ricamano, che tessono e che affilano. Mani che attingono dalla natura per realizzare autentici tesori d’arte: accade così per la realizzazione di numerosi e pregiati manufatti che la tradizione locale tramanda.
Come le launeddas, antichi strumenti a fiato della cultura folk sarda, costruite assemblando e cesellando le migliori canne di fiume fino a ottenere vibrazioni e suoni perfetti. La lavorazione del baco da seta per produrre il pregiato tessuto fu una fortunata intuizione di Donna Francesca Sanna Sulis divenuta così, nella seconda metà del ‘700, la prima imprenditrice sarda (ripercorre la sua storia il Mif, museo dell’imprenditoria femminile).

Ancora oggi, specie passeggiando fra le vie del centro storico, non è raro sentire lo schiocco dei vecchi telai che ordiscono fili, trame e colori per la composizione di tappeti e arazzi. Gli stagni donano invece il giunco, pianta dai lunghi fili resistenti intrecciati dalle donne per realizzare comodi cestini su cui riporre il pane. Fatto a mano, naturalmente.
