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SARDEGNA NEL BICCHIERE

Attraversare la Sardegna, da nord a sud, lungo le coste, passando per zone impervie
e montuose o collinari ci farà scoprire paesaggi incredibili, affascinanti o malinconici. La vista ne beneficerà di certo,
ma soprattutto sarà il nostro naso a godere dall’inizio alla fine. Passare dai profumi della macchia a quelli iodati, da quelli di sottobosco all’inconfondibile elicriso, sarà vera esperienza olfattiva. Sarà un viaggio fisico e sensoriale, capace di ravvivare la nostra memoria più profonda. Un percorso ricco che vale la pena fare anche col bicchiere. Assaggiare i vini sardi significa compiere un vero e proprio tour della regione, accompagnati da sentori e sapori che riporteranno ai vari territori che proprio quei vini hanno generato. Il grande protagonista è il Cannonau di Sardegna. Prodotto in zone collinari e montuose riesce a dare a seconda dei suoli e dei microclimi in cui si trova piaceri diversi. Fresco e sapido, capace di mitigare un tenore alcolico
che non deve mai spaventare. È come il vento di maestrale, che quando soffia in certe zone spazza via caldo e afa. Poi c’è il Vermentino. Preferisce le zone costiere, da cui ruba note iodate e di fiori secchi, ma anche mineralità e freschezza. Vive invece da sempre nel profondo sud, in quell’angolo di Sardegna chiamato Sulcis,
il Carignano. Le viti sono centenarie, amano vivere
sulla sabbia e regalano un vino avvolgente e cremoso, dai profumi di mora selvatica e mirto. Anche il Bovale
ama le sabbie di Terralba, nell’oristanese, ma anche i graniti del Mandrolisai. Potenza e struttura non mancheranno e il carattere sarà difficile da dimenticare. Impossibile non imbattersi poi nei vini aromatici. La Malvasia trova dimora a Bosa, la Vernaccia a Oristano: sono due vini senza tempo e che del tempo non hanno paura, sono arcaici e moderni, sono tradizionali, ma quanto mai attuali nella loro fattura artigiana. Il Moscato lo troviamo in tante zone, ma a Tempio e nei pressi di Sorso e Sennori è protagonista assoluto. Ma in questa isoletta, posta proprio
nel mezzo del Mediterraneo,
c’è spazio per tanti altri vitigni autoctoni. Il Cagnulari a Usini è rosso austero e rigido, ma piano piano sa conquistare. Nel sud della regione Nuragus e Monica danno origine a due grandi vini del bere quotidiano. Il Nasco è un altro autoctono, capace di offrire vini dolci, come bianchi secchi di grande sapidità, mentre il Semidano a Mogoro stupisce per quanta vitalità regala anche a qualche anno dalla vendemmia. Potremmo andare avanti a lungo, con i bicchieri e col nostro percorso. Difficile stancarsi. È una Sardegna tutta da scoprire e più si conosce più si ha sete di conoscerla.

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