Cotone, lino, broccati, velluti, sete, fili d’oro, per tuniche, sottane e camicie, gonne, corpetti, scialli, pantaloni, giacche, panciotti, realizzati con architetture sartoriali tradotti in rigore di forme, avventure cromatiche e ricchezza di ricami di altissima manifattura artigianale.
“Di nuovo i costumi erano cambiati. C’era ancora lo scarlatto ma senza il verde. Il verde aveva ceduto il posto al malva ed al rosa. In quell’umile villaggio freddo di pietra, le donne risplendevano. Le gonne color geranio, i boleri senza maniche arricciati alla vita in modo strano e bordati d’una lunga striscia rosa a righe malva e lavanda. Avanzavano tra le case scure, sotto un cielo algido, queste donne in vermiglio e rosa che sembravano fondersi in un impossibile squillo di colore. Che azzardato miscuglio di tinte.”
David Herbert Lawrence nel suo diario di viaggio Sea and Sardinia, descrive così i costumi tradizionali della Sardegna. Un tempo indossato comunemente, oggi il costume tradizionale sardo si usa nelle ricorrenze religiose, una tra tutte la festa di Sant’Efisio, con un’imponente sfilata che attraversa le strade di Cagliari. Oltre il folklore e l’estetica è simbolo di identità che racconta trame di antiche memorie.

Cotone, lino, broccati, velluti, sete, fili d’oro, per tuniche, sottane e camicie, gonne, corpetti, scialli, pantaloni, giacche, panciotti, realizzati con architetture sartoriali tradotti in rigore di forme, avventure cromatiche e ricchezza di ricami di altissima manifattura artigianale. Per la potenza di stile affascinano anche i codici attuali della moda, ispirando lo stile contemporaneo. Il primo a recuperare gli antichi tesori della tradizione e le abilità custodite nel manifatturiero, rendendoli memoria fruibile è stato lo stilista Antonio Marras. Ma sono tanti gli artigiani che attingono dalla tradizione per inedite interpretazioni contemporanee.